CARNEVALE DI IVREA E ALBIANO DI IVREA


Da anni mancavo allo storico Carnevale di Ivrea, credo almeno 11 anni. Riuscivo a prendere in braccio Alessio e gli altri due ancora amavano coriandoli e stelle filanti. Una vita fa, anzi un’altra vita. Per anni mi sono rifiutata di tornare, ma pur non essendo di Ivrea  un briciolo di sangue eporediese mi scorre in corpo, per osmosi filiale. Così il richiamo si è sempre fatto sentire. Ma una nuvoletta fantozziana aleggia sul carnevale da qualche anno, impedendomi la rimpatriata: influenze varie, covid, coincidenze mancate. 

“Questo è l’anno giusto!” Ho detto a inizio gennaio a Michele. E tutto sembrava volgere al meglio, fino al giorno in cui abbiamo aperto 3b Meteo: carnevale bagnato su tutta Italia. Non abbiamo ceduto alla maledizione, abbiamo affrontato stoicamente il nostro destino, portandoci appresso, questa volta letteralmente, una nuvola carica di pioggia. Siamo partiti con Mirtilla e Glen, sabato mattina, scortati da Cam-Pierino, il nuovo arrivato di casa Fumagalli-Sozzi. 

Partiamo coi serbatoi dell’acqua vuoti, facendo affidamento sulla presenza di ben tre Camper Service sul tragitto. Come non detto: Fantozzi se la ride e si fa beffe di noi. Prima area: colonnina dell’acqua divelta. Seconda e terza area: nessuna erogazione d’acqua. In nostro soccorso arriva la deliziosa area camper in via Dora Baltea a Ivrea, gestita dall’associazione camperisti eporediesi (con offerta libera). Qui facciamo carico del serbatoio e posteggiamo Pierino, provato dal suo primo viaggio. Con Glen riprendiamo la nostra marcia: l’idea è quella di  partecipare alla sfilata serale degli aranceri guidati dalla Vezzosa Mugnaia dopo aver fatto sosta per lasciare l’adolescente a casa della nonna Rita. La sosta è diventata un pranzo natalizio a tutti gli effetti, da cui siamo usciti rotolando, come da migliore tradizione eporediese in casa di mia suocera. Fortunatamente all’area camper troviamo ancora un posto libero, proprio accanto a Pierino. L’acqua non ci ha abbandonato per tutto il giorno. La nostra intenzione di passeggiare per le vie del centro e assistere alla parata dei carri è stata sconfitta dalla pigrizia e dal desiderio di goderci il tepore della nostra casetta, con le fusa di Mirtilla che finalmente, alla nostra vista, si calma e trova un po’ di quiete. 

La vista di Ivrea la Bella col castello illuminato a festa ci ripaga della pioggia. Dal Glen riusciamo comunque a intravedere il corteo di pifferi e aranceri, ma soprattutto possiamo sentire la festa sprigionarsi nell’aria, fino almeno all’una di notte. Fortunatamente, sia io che Michi riusciamo ugualmente ad addormentarci e i festeggiamenti del carnevale proseguono senza disturbarci troppo. Al nostro risveglio proviamo a fare due passi in centro, ma le vie sono già presidiate e ai varchi la biglietteria è già attiva. L’idea di pagare quindici euro a testa non ci alletta, così torniamo al camper decisi a spostarci ad Albiano di Ivrea per il Carnevale. 

Prima di allontanarci  facciamo la conoscenza di due dei volontari che gestiscono l’area camper. Mentre chiacchieriamo si avvicina un addetto all’organizzazione e scopriamo che, indipendentemente dalla nostra decisione, avremmo dovuto abbandonare il parcheggio con il rischio di prendere anche una multa. Peccato non avessero messo nessun cartello per comunicarlo. Graziati, accendiamo Glen e Pierino e partiamo alla volta del campo sportivo di Albiano. 

Parcheggiamo qui.

https://maps.app.goo.gl/fXqSx2S7XtUbXfwx8

Subito ci regaliamo una passeggiata in centro e ci gustiamo un buon caffè; due chiacchiere con le proprietarie del bar e primo assaggio carnevalesco della giornata. Davanti alla Chiesa, alla presenza del generale e della Vezzosa Mugnaia due coppie di sposi, armate di zappa danno vita alla tradizionale Cerimonia della zappata dello scarlo, al grido di : “ As  pianta al Pich a l’usu antich!”


Dopo pranzo si entra nel vivo del carnevale. Tre carri di aranceri sfidano i tiratori a piedi in una lotta profumatissima e colorata. Difficile comprendere una battaglia delle arance senza viverla. La si assapora un po’ osservando i volti eccitati dei bambini, gli occhi tornati per un giorno giovani degli anziani tiratori che non si arrendono al tempo che passa e sferzano colpi di agrumi al carro, come a voler colpire la vita con forza urlandole: sono ancora vivo! La si comprende attraverso i cori dei ragazzi che per un pomeriggio dimenticano il cellulare e tornano ad abbracciarsi, a ridere, guardarsi negli occhi. 

“Oggi non ho nessun dolore, domani posso permettermi di stare ancora male, ma oggi è la battaglia” dice un signore a un amico a cui ha appena tirato un’arancia. 

La battaglia è anche occhi neri, nasi gocciolanti, ginocchia sbucciate. Ma è anche appartenenza a una storia, comunità, memoria. 

È passare il testimone di padre in figlio, dono di una generazione che va a una che si affaccia al mondo.  

























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