Di ruote sventrate e tanta merda: un corto fortunato




Pare che un tempo trovare merda fuori da un teatro fosse la cartina al tornasole del successo di quello spettacolo…pochi cavalli, poca merda uguale spettacolo scadente. Diversamente, tanta cacca, tante carrozze erano il segnale di un evento apprezzato da molti.

Date le premesse direi che la giornata di ieri contribuirà sicuramente a far crescere la notorietà e la fama di un astro nascente della cinematografia italiana…o almeno è quello che gli auguriamo, viste la fatica e la sfiga che ci hanno  accompagnato fino a Vignola, dove oggi, presso il circolo Ribalta  ha luogo REFF IN MOSTRA, SOGNO//SUONO//SEGNO: Spiragli. 


Ma facciamo un salto all’indietro.

Tutto ha avuto inizio con una VERA ondata di merda. 

L’adolescente è colto da un attacco diarroico giusto poche ore prima della nostra partenza per l’Emilia. Lo carichiamo sul Glen e lo depositiamo a Pontida, prima di proseguire il nostro meritatissimo week end romantico. 

In viaggio approfittiamo dell’assenza dell’adolescente per recuperare le lezioni del grande Alessandro Barbero, ma come spesso accade, la stanchezza accumulata nella settimana, cullata dalla voce rassicurante del professore, mi fa piombare nel dormiveglia. Dal luogo in cui sprofondo sento la voce di Barbero anche se, quando il Glen sobbalza, mi sveglio di soprassalto. A un certo punto, però, il camper sbanda. 

“Ok, Michi si è addormentato. Siamo nella merda”. È il mio pensiero mentre spalanco gli occhi.

Invece lui è ben sveglio e vigile. È il Glen ad avere un problema: pare che la ruota posteriore sia bucata. 

Nella sfiga la fortuna: ci troviamo proprio accanto alla piazzola di emergenza. 

Accostiamo e verifichiamo il danno: copertone sventrato. 

Bene! 

Abbiamo tutto: ruota di scorta, cric, buona volontà.

Cominciamo a sollevare il camper, ma può forse andar tutto liscio?

Ci pensa la chiave a cricchetto a renderci il gioco difficile; decide di non collaborare e il sollevamento del Glen diventa infinito. 

Mentre io cerco di alzare il mezzo, con la chiave dispettosa, Michele smonta la ruota. 

Peccato che una volta sollevato il cric alla massima altezza  ci accorgiamo di non avere spazio sufficiente per infilare il copertone di scorta. Ci arrendiamo e telefoniamo al soccorso stradale. Benedetta assicurazione! 

Fortunatamente fa caldo e l’attesa tutto sommato non è troppo traumatica. 

Dal carro attrezzi scende un individuo che pare uscito direttamente da una pagina di Tex.
“Piacere, Jhon”

Queste le sue uniche poche parole. 

Prende il cric idraulico professionale, lo infila sotto al camper e in pochi minuti la ruota è cambiata! 

Tutto è bene quel che finisce bene, direte voi. 

Ed è quello che abbiamo pensato anche noi, mentre vedevamo John allontanarsi a cavallo del carro attrezzi.

Nemmeno il tempo di fare 500 metri, un rumore strano unito a una puzza di gomma bruciata ci costringe a fermarci di nuovo.

Stessa fortuna di prima nella sfiga che pare non volerci lasciare:  siamo proprio accanto alla piazzola di emergenza! 

Ormai esperti, infiliamo al volo il giubbotto giallo, prendiamo gli attrezzi e scendiamo a verificare. Michele si accorge che un pezzo di lamiera non è al suo posto e fa attrito con la gomma. Ha il bordo tagliente e proseguire significherebbe ritagliare di nuovo il copertone. 

Come in un film già visto, ritelefoniamo all’assistenza e chiediamo un nuovo intervento. 

La situazione pare assurda, faticano quasi a crederci. 

Grazie, grazie, grazie alla gentilezza di chi ci ha assistiti e ha gestito la pratica.

Però, nonostante l’impeccabile assistenza, la voce che sento uscire dal cellulare di Michi è chiara e per nulla rassicurante: “Non possiamo fare riparazioni in strada. Caricheremo il camper sul carro attrezzi e poi dovrete trovare il modo di rientrare a casa.”

La mia indole polemica e battagliera si anima e in pochi secondi passo dal voler vendere il  camper a prendere a sberle la malcapitata che in tutti i modi sta cercando di aiutarci a risolvere quel guaio. Michele rimane serafico, ottimista e propositivo, come sempre. 

Il mio Giobbe personale.

Attendiamo un po’ ed ecco arrivare lui, Jhon, il pistolero silenzioso. 

Non so come, ma Michi riesce a convincerlo a smontare la ruota per ripiegare la lamiera. Un tentativo prima di arrenderci al nostro destino che già se la rideva di noi, costretti a ritornare in treno con una gatta infuriata nel trasportino. 

L’intuizione di Michele si rivela geniale e risolutiva. 

Miracolosamente, a quel punto, Jhon ritrova la favella e ci spiega che nel primo incidente, quando la ruota è scoppiata, i fili di ferro hanno afferrato la lamiera e l’hanno piegata con forza. Si scusa per non essersi accorto del danno mentre ci ha rimontato la ruota, ma noi lo rassicuriamo: non era un evento prevedibile. 

Per uscircene con un banalissimo luogo comune, diciamo che se la fortuna è cieca, la sfiga ci ha visto proprio bene! 

John torna a casa con una bottiglia di Prosecco, un piccolo ma sentito ringraziamento per averci tirati fuori dalla merda. 

Ripartiamo alla volta di Castelvetro di Modena dove Patrizia, Alessandra, Angelo e la piccola Linda  ci aspettano all’Ustaria tre Valli

Lambrusco, tortelli all’aceto balsamico e gnocco fritto ci ripagano della fatica. 

Il proprietario ci lascia pernottare nel parcheggio dell’osteria

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